martedì 27 settembre 2011

Su al Nord

Foto di Sara Bracco

La padania è piatta e soleggiata, nubi verso nord e viaggiatori che leggono rilassati. Solo io sembro un'anima in pena: apro l'iPad, scrivo mail, muovo le gambe neppure fossi in aereo, sbadiglio e faccio telefonate. Son proprio una fava :)
All'altezza di Parma che mica lo so se è davvero Parma che il treno se ne va troppo veloce e gli alberi vicini alla ferrovia sembrano delle macchie verdi disegnate da uno che c'aveva fretta, comunque all'altezza di qui ora il cielo s'è abbassato come una mano sul tetto del treno. È tutto grigio e tra poco verrà il diluvio che poi magari farà bene a questi campi che scompaiono dietro le gallerie.
Poi diciamoci la verità dopo un po' che si guarda fuori viene anche una sensazione di pancia girata allora tocca tornare dentro e concentrarsi su qualcosa di immobile per tranquillizzarsi lo stomaco, budella e intestino incluso. C'è un tipo davanti a me con la sua tipa accanto che vanno a Torino ma solo per mezza giornata che sono di fretta. Non si sono mai rivolti la parola solo lei ha detto "... Di fretta" insieme a lui annuendo con dei rayban extralarge. Poi più nulla. E mentre scrivo sta cosa l'altoparlante mi avvisa che siamo a Milano Rogoredo: tempo incerto e cavalcavia a momenti.
Mi piace quando arriviamo in queste stazioni periferiche di Milano, intanto perché non si arriva fino a Milano centrale che si perde tempo e poi perché la gente scende e il treno si libera ed è un po' come la ricreazione che ci si alza, si cambia posto, si allungano le gambe e si è vicini all'ultima ora. Il pezzo dentro Milano però mi piace, la ferrovia è rialzata e si vedono tutti i palazzi con i murales. Alcuni belli per carità, ma altri delle schifezze che metà basta. I palazzi sono scuri che è come Glasgow ma peggio e poi ci sono quelli ricoperti di piastrelle che sembrano il bagno della casa quando ero piccolo.
Milano Porta Garibaldi invece la conosco fuori e dentro perché c'era un amico che faceva il runner ai concerti e raccontava storie di gruppi e di cantanti che aveva conosciuto. Una volta ho provato anche io a fare il runner, ero piccolo e quando mi chiesero di trovare velocemente del fumo perché i tipi volevano fumare io non seppi dove andare e questo mi rovinò il cv. Ma erano altri tempi, l'amico di porta Garibaldi invece sapeva bene dove trovare il fumo e anche la Maria che diceva che era sempre la migliore coltivata bene, autoctona come diceva, in ogni periodo dell'anno, in ogni stagione, qualsiasi tempo facesse o avesse fatto. Un po' come le mele del Trentino che si trovano all'Esselunga, tutte uguali che sembrano fatte con il calibro. Comunque lui mi ospitava e quindi conosco bene la zona della stazione. Adesso ha cambiato casa da qualche anno, prima pensavo fosse finito dentro poi ho saputo che se n'era andato a Verona per lavoro. Ora sono fermo e il vagone si è riempito di nuovo, tutti in giacca e cravatta e nessuna indossatrice. Ogni volta che passo da Milano Porta Garibaldi penso che salgano donne bellissime perché sempre il veronese mi diceva che c'era un posto che sembrava una fabbrica e al piano terra si entrava e da un lato c'erano gli studi di grafica e dall'altro le agenzie delle indossatrici ed in mezzo una serie di colonne di ferro verniciate di bianco, che in realtà era ghisa.
Il pezzo verso Torino mi fa sempre addormentare. Ci sono le risaie il vercellese che però non so se ho mai visto la stazione di Vercelli mentre quella di Novara mi pare proprio di sì. Prima c'è Rho che mi ha sempre affascinato. Credo sia qualcosa mutuato da un vecchio giornalino di Topolino in cui c'era una storia con Dinamite Bla e i mulini di Rho, ma forse anche mi ricordo male come succede spesso quando le cose di bambini cambiano dimensione, forma e si attaccano a altre cose e tutto diventa un casino che è meglio non andare a vedere bene com'era che si rischia di rimanere delusi. Come la 124 che mi sembrava grandissima, uno zio mi disse che potevano starci anche dieci bambini nel suo bagagliaio. Poi un giorno l'ho rivista e mi ha fatto tenerezza, neppure delusione, tenerezza. Mostrava tutti i suoi anni e sembrava così piccola. 
Vabbè ora non mi ricordo più che volevo dire ma c'è la galleria e io sono arrivato a Porta Susa. 


Scendo.

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